Se non ora, quando?

by Primo Levi | Literature & Fiction |
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Registered by maddap of Milano, Lombardia Italy on 4/25/2009
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Journal Entry 1 by maddap from Milano, Lombardia Italy on Saturday, April 25, 2009
Da un commento su anobii:
""Se non ora, quando? (Einaudi) è l'unico vero romanzo di Primo Levi. Un romanzo di guerra e, come lo definì lo stesso Levi, un western. Ed è naturalmente un libro molto bello. Non starò qui a farne il riassunto o una colta e documentata critica di cui non sarei capace e, se anche lo fossi, non ne avrei voglia. Leggetelo, invece di stare a correre dietro a porcherie. E' stato scritto nel 1981, sei anni prima del suicidio dello scrittore.
Voglio dare solo pochissimi cenni della trama, utili a portarmi ai due passi del romanzo (entrambi nella parte finale) che mi hanno colpito, ma ce ne sarebbero tantissimi. Il primo riguarda Levi e il suo suicidio. L'altro riguarda il carattere nazionale degli italiani. "Se non ora, quando?" racconta di una banda di partigiani ebrei (in gran parte russi) che dalla Bielorussia, attraversando la guerra e in parte combattendola, arrivano nella Milano liberata del 1945 per poi partire per la Palestina. Ma il romanzo si ferma a Milano. I protagonisti principali sono Mendel, Leonid e Gedale (il capo). Non tutti arriveranno in Italia. Ovviamente nel libro, sempre nella seconda parte, Levi dà molto spazio al Lager. I partigiani incontrano alcuni sopravvissuti ai campi di sterminio, tra i quali anche la bella francese Francine, dottoressa borghese. A lei è affidato un triste presagio che spiega in anticipo uno dei motivi della morte di Levi.
Queste sono le parole che lo scrittore fa dire al suo personaggio, in risposta a chi, stupito, le chiede perché si vergogna di essere sopravvissuta ad Auschwitz: "Vergogna di non essere morti - disse Francine. - Ce l'ho anch'io: è stupido ma ce l'ho. E' difficile spiegarla. E' l'impressione che gli altri siano morti al tuo posto; di essere vivi gratis, per un privilegio che non hai meritato, per un sopruso che hai fatto ai morti. Essere vivi non è una colpa, ma noi la sentiamo come una colpa". Levi si era sempre ritenuto un sopravvissuto, al quale era stata data una seconda possibilità nella vita. Se non gli fosse stata concessa il mondo sarebbe stato più povero e più ignorante sul male.
L'altro passo del romanzo che riporterò è di una straordinaria attualità e riguarda il rapporto che gli italiani hanno con gli stranieri. Ma, dopo tanti fatti di cronaca degli ultimi anni, dobbiamo usare l'imperfetto: il rapporto che avevano con gli stranieri. Chaìm, un giovane militare della Brigata Palestinese che faceva parte dell'esercito britannico, ferma al Brennero il vagone dove viaggia la banda di partigiani ebrei e prova a convincerli ad abbandonare parte delle loro armi. Non ne hanno bisogno in un paese molto accogliente con gli stranieri e che, durante le leggi razziali e la guerra, ha protetto gli ebrei. Ovviamente nel racconro c'è un espediente retorico abbastanza scoperto (che non intacca il valore di quando detto dallo scrittore), perché Levi affida alla voce di uno straniero, l'ebreo inglese, la descrizione di alcune caratteristiche degli italiani. Noi siamo visti con l'occhio di uno straniero. Però in realtà Chaìm parla e Levi (che sa) scrive.
"L'Italia è un paese strano - disse Chaìm. - Ci vuole molto tempo per capire gli italiani, e neanche noi, che abbiamo risalito tutta l'Italia da Brindisi alle Alpi, siamo ancora riusciti a capirli bene; ma una cosa è certa, in Italia gli stranieri non sono nemici. Si direbbe che gli italiani siano più nemici di se stessi che degli stranieri: è curioso ma è così. Forse questo viene dal fatto che agli italiani non piacciono le leggi, e siccome le leggi di Mussolini, e anche la sua politica e la sua propaganda, condannavano gli stranieri, proprio per questo gli italiani li hanno aiutati. Agli italiani non piacciono le leggi, anzi gli piace disobbedirle: è il loro gioco, come il gioco dei russi sono gli scacchi. Gli piace imbrogliare; essere imbrogliati gli dispiace, ma non tanto: quando qualcuno li inganna, pensano 'vedi che bravo, è stato più furbo di me', e non preparano la vendetta ma tutt'al più la rivincita. Come agli scacchi appunto".
Un'analisi che spiega anche la deriva politica nella quale siamo naufragati."

Journal Entry 2 by maddap at -- Da qualche parte in Milano, Lombardia Italy on Saturday, April 25, 2009

Released 15 yrs ago (4/25/2009 UTC) at -- Da qualche parte in Milano, Lombardia Italy

WILD RELEASE NOTES:

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Alla Manifestazione del 25 aprile.

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