Quando ho avuto tra le dita questo libro sulle prime sono rimasto spaesato. Ho cominciato quindi a sfogliarlo con timore, ma poi ho deciso di affrontarlo. Diamine è pur sempre un libro, sperimentale, scritto metà in prosa e metà in poesia, con delle belle illustrazioni fatte dall’autore ma è solo un libro, niente di più. E invece no, non è semplicemente così. E’ un libro costruito fin nei più piccoli dettagli, niente è stato messo a caso e te ne accorgi quando arrivi alla fine. Perché alla fine del libro capisci che devi tornare indietro a rileggerlo ma quando lo fai hai un libro nuovo, e poi torni indietro ancora e scopri che questo libro “cresce” proprio come diceva l’autore nella prefazione. Non so se questo sia il frutto del titolo, che parla di radiografie, o del fatto che le sezioni sono suddivise in lastre ma a me è successo così. Radiografie all’anima di base è un romanzo del filone dello "stream of consciousness" , portato però alle estreme conseguenze, tanto che viene scavata anche la forma del libro tradizionale annullando persino le convenzioni a cui siamo abituati. Ma conserva molti elementi del romanzo classico seppure tenuti quasi in penombra, stemperati. Di cosa parla questo romanzo? Affronta il tema della lotta contro i sentimenti, contro l'anima. Lotta causata dalla incomunicabilità nei rapporti a due, il classico romanzo d’amore, forse anche il banale e semplice lei e lui e il fantasma del non capirsi. Ma non è tutto qui, è anche un romanzo “radiografico”, quello che rimane quando lo specchio dove si rifletteva la coscienza si è rotto. Un romanzo non romanzo che colpisce nel profondo il lettore. Un opera prima che può piacere o non piacere ma che non passa inosservata.