La tredicesima storia
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Journal Entry 1 by Gwiwenneth from Alphen aan den Rijn, Zuid-Holland Netherlands on Monday, December 3, 2007
La tredicesima storia
"Non ce l'ho con gli amanti della verità, ma con la Verità stessa. Quale sostegno, quale consolazione nella Verità, a paragone di una storia? A che giova la Verità a mezzanotte, al buio, quando il vento ruggisce nel comignolo come un orso? Quando il lampo sprigiona ombre sulla parete della stanza e la pioggia bussa alla finestra con le sue lunghe unghie? No: quando paura e freddo ti immobilizzano a letto come una statua, non aspettarti che la scarna e ossuta Verità accora in tuo aiuto. Quello che ci vuole è il pingue conforto di una storia: sentirti placare, cullare dalla sicurezza di una bugia".
Una scrittrice che imbastisce tante diverse verità per nascondere la sua storia e difendere il suo passato, una libraia amante delle biografie, una tredicesima storia mai pubblicata. Nel verde e nella nebbia dello Yorkshire, tra il profumo dell’erba bagnata e quello della cioccolata calda fumante, Diane Setterfiled racconta una storia di grande suggestione e mistero, che alterna alle atmosfere dei grandi capolavori ottocenteschi i guizzi dei più attuali thriller.
Margaret Lea è una giovane libraria di Cambridge che conduce una vita quieta e colta, divisa tra la libreria antiquaria del padre, circondata da pagine immortali e volumi sepolti nell’oblio, e la passione per le biografie letterarie. Un giorno Margaret riceve una strana lettera che, senza troppe spiegazioni, la convoca nella residenza della “più grande scrittrice d’Inghilterra”, Vida Winter. Personaggio affascinante, circondato da tanti misteri, la Winter, ormai al termine dei suoi giorni, vuole svelare tutti i segreti del suo passato e sceglie la giovane e inesperta Margaret come sua biografa: solo a lei racconterà la verità sulla sua vita. La verità, parola alquanto misteriosa se pronunciata da Vida Winter: la scrittrice, famosa per essersi spesso negata ai media, ha sempre difeso strenuamente la propria privacy, inventando, nelle poche occasioni concesse alla stampa, ogni volta una nuova storia di sé per il mondo.
Margaret è perplessa: non si sente all’altezza dell’incarico, ma è affascinata dal carisma della scrittrice e dall’alone di mistero che la circonda. Nella bacheca riservata ai pezzi più rari della collezione privata del padre, la ragazza trova una prima edizione del romanzo Cambiamento e disperazione, tredici racconti di Vida Winter. Che cosa ci farà mai un libro di un’autrice contemporanea di bestseller in mezzo a volumi antichi e pregiati? Il libro ha una sua storia: a dispetto del titolo, i racconti sono solo dodici. Dopo la prima edizione, pubblicata senza il tredicesimo racconto e presto ritirata dal commercio, la raccolta è entrata a far parte del mito di Vida Winter. Una manciata di parole del prologo è sufficiente a Margaret per esserne stregata. Superate le incertezze iniziali, ansiosa di scoprire la verità sull’identità della donna e sull’esistenza della tredicesima storia, la giovane biografa si trasferisce nella tenuta dell’anziana signora immersa nella brughiera dello Yorkshire, e ne ascolta i lunghi e sofferti racconti. Affiorano così tutti gli episodi sepolti nel profondo della memoria, legati alla complessa famiglia della scrittrice, segnata da tragedie e scomparse, dolori, storie d’amore e inconfessabili segreti.
Una parola su tutte viene in mente quando si prova a descrivere questo romanzo: ipnotico.
Senza capire esattamente il perché, ci si trova avvinti tra le pieghe della storia e non si riesce a uscirne fino alla fine. Le parole, accostate con maestria, hanno il potere di farti prigioniero. Sono così suggestive da riuscire ad agire come una magia.
Molti hanno scritto che la Setterfield arriva a scomodare i tratti di Jane Austen e delle sorelle Brontë, ammiccando qua e là agli spettri di Henry James. Forse il paragone è un po’ troppo azzardato, ma quel che è certo è che le atmosfere sono le stesse che si respirano nelle pagine dei grandi scrittori ottocenteschi. Chi ha amato il romanzo gotico vittoriano non può che rimanerne affascinato. Gli elementi ci sono tutti: un’antica residenza nella brughiera, temporali notturni, amori torbidi e disperati, un fratello e una sorella selvaggi legati da un rapporto morboso, due gemelle dagli occhi di smeraldo, pavimenti che scricchiolano, porte proibite, scambi di persona e un “fantasma”.
La tredicesima storia è un libro intrigante e suggestivo, che, coi suoi tanti misteri e qualche ingegnoso colpo di scena, si gusta con piacere. Da leggere tutto d’un fiato, da vivere sulla pelle, immergendovisi completamente, con un piccolo suggerimento: nella complessa rete che avvolge le vicende della famiglia Angelfield, di Isabelle e delle gemelle, non perdete di vista la trama secondaria, e, soprattutto, non dimenticatevi di Jane Eyre…
Titolo originale: The Thirteenth Tale
Traduzione di Giovanna Granato
Le prime pagine
La lettera
Era novembre. In ciclo già abbuiava quando svoltai in Laundress Passage, anche se non era tardi. Papa aveva concluso la sua giornata lavorativa, spento le luci del negozio e abbassato le saracinesche; per non farmi rientrare al buio, però, aveva lasciato accesa la luce delle scale che conducevano all'appartamento. Filtrava dal vetro del portoncino, proiettando sul marciapiede bagnato un pallido rettangolo grande quanto un foglio di carta, ed ero proprio su quel rettangolo, pronta a girare la chiave nella toppa, quando vidi la lettera. Un altro rettangolo bianco, sul quinto gradino dal basso, dove non poteva sfuggirmi.
Chiusi il portoncino e misi la chiave del negozio al solito posto, dietro i Principi avanzati di geometria di Bailey. Povero Bailey. Erano trent'anni che nessuno voleva quel suo librone grigio. A volte mi domando che effetto gli faccia essere il custode della chiave della libreria. Non doveva prospettarsi quel destino per il capolavoro che aveva impiegato due decenni a scrivere.
Una lettera. Per me. Quello sì che era un avvenimento. La busta, gonfiata dalle pieghe del voluminoso contenuto che increspavano gli angoli, recava l'indirizzo in una calligrafia che doveva aver creato non pochi problemi al postino. Pur essendo una scrittura vecchio stile, tutta maiuscole e piena di svolazzi e ghirigori, sulle prime mi parve opera di un bambino. Sembrava la mano di un inesperto. I tratti irregolari o sfumavano nel nulla o incidevano a fondo la carta. Non c'era fluidità nelle lettere che componevano il mio nome. Ciascuno na era stata affrontata singolarmente -MARGARET LEA - come un'impresa nuova e scoraggiante. Io, però, non conoscevo bambini. Fu allora che pensai a un invalido.
Mi diede una strana sensazione. Il giorno prima o quello prima ancora, mentre io badavo ai fatti miei in silenzio e in privato, uno sconosciuto, un estraneo, si era preso la briga di scrivere il mio nome su quella busta. Chi, a mia insaputa, aveva concentrato su di me l'attenzione?
Il soprabito e il cappello ancora indosso, mi sedetti sulle scale a leggere la lettera. (Non leggo mai se non ho la certezza di trovarmi in una posizione stabile. Questo da quando, all'età di sette anni, leggendo The Water Babies seduta su un muretto piuttosto alto rimasi così sedotta dalla descrizione della vita subacquea da rilassare senza volerlo i muscoli. Ma, invece di restare a galla sorretta dall'acqua che mi circondava così vivida nella mente, piombai in terra conciandomi proprio male. Se mi tocco sotto la frangetta sento ancora la cicatrice. Leggere può essere pericoloso.)
Aprii la lettera e ne estrassi un fascio di cinque o sei pagine, tutte nella stessa calligrafia laboriosa. Grazie al mio mestiere sono diventata un'esperta nella lettura dei manoscritti ostici. Dietro non ci sono grandi segreti. Pazienza e pratica: non ci vuole altro. Quelle, e la volontà di coltivare un occhio inferiore. Quando leggi un manoscritto deturpato dall'acqua, dal fuoco, dalla luce o semplicemente dagli anni, l'occhio deve studiare non solo la forma delle lettere ma anche altri segni rivelatori. La velocità della penna. La pressione della mano sulla pagina. Interruzioni e riprese nel flusso della scrittura. Devi rilassarti. Non pensare a niente. Finché non ti svegli in un sogno in cui sei una penna che svolazza sulla pergamena e la pergamena stessa, e ti senti solleticare in superficie dall'inchiostro. A quel punto sei in grado di leggere. Gli intenti dello scrittore, i suoi pensieri, le esitazioni, i desideri e i significati reconditi. Sei in grado di leggere con estrema chiarezza, quasi fossi la candela che illumina la pagina corsa dalla penna.
Non che quella lettera fosse particolarmente impegnativa. Esordiva con un laconico "Miss Lea"; da lì in poi i geroglifici assunsero presto forma di lettere, poi di parole, poi di frasi.
"Non ce l'ho con gli amanti della verità, ma con la Verità stessa. Quale sostegno, quale consolazione nella Verità, a paragone di una storia? A che giova la Verità a mezzanotte, al buio, quando il vento ruggisce nel comignolo come un orso? Quando il lampo sprigiona ombre sulla parete della stanza e la pioggia bussa alla finestra con le sue lunghe unghie? No: quando paura e freddo ti immobilizzano a letto come una statua, non aspettarti che la scarna e ossuta Verità accora in tuo aiuto. Quello che ci vuole è il pingue conforto di una storia: sentirti placare, cullare dalla sicurezza di una bugia".
Una scrittrice che imbastisce tante diverse verità per nascondere la sua storia e difendere il suo passato, una libraia amante delle biografie, una tredicesima storia mai pubblicata. Nel verde e nella nebbia dello Yorkshire, tra il profumo dell’erba bagnata e quello della cioccolata calda fumante, Diane Setterfiled racconta una storia di grande suggestione e mistero, che alterna alle atmosfere dei grandi capolavori ottocenteschi i guizzi dei più attuali thriller.
Margaret Lea è una giovane libraria di Cambridge che conduce una vita quieta e colta, divisa tra la libreria antiquaria del padre, circondata da pagine immortali e volumi sepolti nell’oblio, e la passione per le biografie letterarie. Un giorno Margaret riceve una strana lettera che, senza troppe spiegazioni, la convoca nella residenza della “più grande scrittrice d’Inghilterra”, Vida Winter. Personaggio affascinante, circondato da tanti misteri, la Winter, ormai al termine dei suoi giorni, vuole svelare tutti i segreti del suo passato e sceglie la giovane e inesperta Margaret come sua biografa: solo a lei racconterà la verità sulla sua vita. La verità, parola alquanto misteriosa se pronunciata da Vida Winter: la scrittrice, famosa per essersi spesso negata ai media, ha sempre difeso strenuamente la propria privacy, inventando, nelle poche occasioni concesse alla stampa, ogni volta una nuova storia di sé per il mondo.
Margaret è perplessa: non si sente all’altezza dell’incarico, ma è affascinata dal carisma della scrittrice e dall’alone di mistero che la circonda. Nella bacheca riservata ai pezzi più rari della collezione privata del padre, la ragazza trova una prima edizione del romanzo Cambiamento e disperazione, tredici racconti di Vida Winter. Che cosa ci farà mai un libro di un’autrice contemporanea di bestseller in mezzo a volumi antichi e pregiati? Il libro ha una sua storia: a dispetto del titolo, i racconti sono solo dodici. Dopo la prima edizione, pubblicata senza il tredicesimo racconto e presto ritirata dal commercio, la raccolta è entrata a far parte del mito di Vida Winter. Una manciata di parole del prologo è sufficiente a Margaret per esserne stregata. Superate le incertezze iniziali, ansiosa di scoprire la verità sull’identità della donna e sull’esistenza della tredicesima storia, la giovane biografa si trasferisce nella tenuta dell’anziana signora immersa nella brughiera dello Yorkshire, e ne ascolta i lunghi e sofferti racconti. Affiorano così tutti gli episodi sepolti nel profondo della memoria, legati alla complessa famiglia della scrittrice, segnata da tragedie e scomparse, dolori, storie d’amore e inconfessabili segreti.
Una parola su tutte viene in mente quando si prova a descrivere questo romanzo: ipnotico.
Senza capire esattamente il perché, ci si trova avvinti tra le pieghe della storia e non si riesce a uscirne fino alla fine. Le parole, accostate con maestria, hanno il potere di farti prigioniero. Sono così suggestive da riuscire ad agire come una magia.
Molti hanno scritto che la Setterfield arriva a scomodare i tratti di Jane Austen e delle sorelle Brontë, ammiccando qua e là agli spettri di Henry James. Forse il paragone è un po’ troppo azzardato, ma quel che è certo è che le atmosfere sono le stesse che si respirano nelle pagine dei grandi scrittori ottocenteschi. Chi ha amato il romanzo gotico vittoriano non può che rimanerne affascinato. Gli elementi ci sono tutti: un’antica residenza nella brughiera, temporali notturni, amori torbidi e disperati, un fratello e una sorella selvaggi legati da un rapporto morboso, due gemelle dagli occhi di smeraldo, pavimenti che scricchiolano, porte proibite, scambi di persona e un “fantasma”.
La tredicesima storia è un libro intrigante e suggestivo, che, coi suoi tanti misteri e qualche ingegnoso colpo di scena, si gusta con piacere. Da leggere tutto d’un fiato, da vivere sulla pelle, immergendovisi completamente, con un piccolo suggerimento: nella complessa rete che avvolge le vicende della famiglia Angelfield, di Isabelle e delle gemelle, non perdete di vista la trama secondaria, e, soprattutto, non dimenticatevi di Jane Eyre…
Titolo originale: The Thirteenth Tale
Traduzione di Giovanna Granato
Le prime pagine
La lettera
Era novembre. In ciclo già abbuiava quando svoltai in Laundress Passage, anche se non era tardi. Papa aveva concluso la sua giornata lavorativa, spento le luci del negozio e abbassato le saracinesche; per non farmi rientrare al buio, però, aveva lasciato accesa la luce delle scale che conducevano all'appartamento. Filtrava dal vetro del portoncino, proiettando sul marciapiede bagnato un pallido rettangolo grande quanto un foglio di carta, ed ero proprio su quel rettangolo, pronta a girare la chiave nella toppa, quando vidi la lettera. Un altro rettangolo bianco, sul quinto gradino dal basso, dove non poteva sfuggirmi.
Chiusi il portoncino e misi la chiave del negozio al solito posto, dietro i Principi avanzati di geometria di Bailey. Povero Bailey. Erano trent'anni che nessuno voleva quel suo librone grigio. A volte mi domando che effetto gli faccia essere il custode della chiave della libreria. Non doveva prospettarsi quel destino per il capolavoro che aveva impiegato due decenni a scrivere.
Una lettera. Per me. Quello sì che era un avvenimento. La busta, gonfiata dalle pieghe del voluminoso contenuto che increspavano gli angoli, recava l'indirizzo in una calligrafia che doveva aver creato non pochi problemi al postino. Pur essendo una scrittura vecchio stile, tutta maiuscole e piena di svolazzi e ghirigori, sulle prime mi parve opera di un bambino. Sembrava la mano di un inesperto. I tratti irregolari o sfumavano nel nulla o incidevano a fondo la carta. Non c'era fluidità nelle lettere che componevano il mio nome. Ciascuno na era stata affrontata singolarmente -MARGARET LEA - come un'impresa nuova e scoraggiante. Io, però, non conoscevo bambini. Fu allora che pensai a un invalido.
Mi diede una strana sensazione. Il giorno prima o quello prima ancora, mentre io badavo ai fatti miei in silenzio e in privato, uno sconosciuto, un estraneo, si era preso la briga di scrivere il mio nome su quella busta. Chi, a mia insaputa, aveva concentrato su di me l'attenzione?
Il soprabito e il cappello ancora indosso, mi sedetti sulle scale a leggere la lettera. (Non leggo mai se non ho la certezza di trovarmi in una posizione stabile. Questo da quando, all'età di sette anni, leggendo The Water Babies seduta su un muretto piuttosto alto rimasi così sedotta dalla descrizione della vita subacquea da rilassare senza volerlo i muscoli. Ma, invece di restare a galla sorretta dall'acqua che mi circondava così vivida nella mente, piombai in terra conciandomi proprio male. Se mi tocco sotto la frangetta sento ancora la cicatrice. Leggere può essere pericoloso.)
Aprii la lettera e ne estrassi un fascio di cinque o sei pagine, tutte nella stessa calligrafia laboriosa. Grazie al mio mestiere sono diventata un'esperta nella lettura dei manoscritti ostici. Dietro non ci sono grandi segreti. Pazienza e pratica: non ci vuole altro. Quelle, e la volontà di coltivare un occhio inferiore. Quando leggi un manoscritto deturpato dall'acqua, dal fuoco, dalla luce o semplicemente dagli anni, l'occhio deve studiare non solo la forma delle lettere ma anche altri segni rivelatori. La velocità della penna. La pressione della mano sulla pagina. Interruzioni e riprese nel flusso della scrittura. Devi rilassarti. Non pensare a niente. Finché non ti svegli in un sogno in cui sei una penna che svolazza sulla pergamena e la pergamena stessa, e ti senti solleticare in superficie dall'inchiostro. A quel punto sei in grado di leggere. Gli intenti dello scrittore, i suoi pensieri, le esitazioni, i desideri e i significati reconditi. Sei in grado di leggere con estrema chiarezza, quasi fossi la candela che illumina la pagina corsa dalla penna.
Non che quella lettera fosse particolarmente impegnativa. Esordiva con un laconico "Miss Lea"; da lì in poi i geroglifici assunsero presto forma di lettere, poi di parole, poi di frasi.
Journal Entry 2 by Gwiwenneth from Alphen aan den Rijn, Zuid-Holland Netherlands on Sunday, December 9, 2007
ho finito di leggerlo...
è stato bellissimo... ti tiene sul filo fino alla fine...
ora mi sento come orfana :(
è stato bellissimo... ti tiene sul filo fino alla fine...
ora mi sento come orfana :(
Arrivato oggi, lo inizio stasera stessa! Grazie mille a Gwi!
Una lettura piacevole. La vicenda delle gemelle incuriosisce il lettore, specie nella prima parte, quando si accenna alla storia della famiglia March. L'idea di far raccontare ad una scrittrice la propria vita e il fatto che a scriverla sia un'altra giovane scrittrice è buona e abbastanza innovativa. Tuttavia, mi sembra che il libro si sia dilungato troppo in alcune parti del testo (verso la fine perde parecchio!) e alcuni temi appena accennati e poi lasciati in sospeso fanno risultare il romanzo in alcune parti piuttosto superficiale. L'impressione che ho è che la Setterfield per rendere la trama più misteriosa e accattivante abbia voluto far intrecciare tante storie, ma poi non dà loro abbastanza respiro. In particolare il vissuto personale della biografa è accennato secondo me solo per far colpo, per rendere la storia delle due donne speculare e quindi più accattivante a leggersi, ma poi risulta davvero eccessiva perché non giustamente approfondita. Peccato!! Su questo aspetto il romanzo, almeno per me, ha perso parecchio!
Carino, piacevole, ma non so se comprerei altro della stessa autrice, ecco.
Grazie mille comunque alla ringmaster. Parte domattina alla volta di Chiocciolina.
Carino, piacevole, ma non so se comprerei altro della stessa autrice, ecco.
Grazie mille comunque alla ringmaster. Parte domattina alla volta di Chiocciolina.
trovato ieri in posta!
Bello, avvincente, una Storia con la S maiuscola, ben raccontata, con tanti colpi di scena.
Mi dispiace che sia già finito!!
Contattata già ciucchino, cerco di spedirlo nei prossimi giorni
Mi dispiace che sia già finito!!
Contattata già ciucchino, cerco di spedirlo nei prossimi giorni
spedito questa mattina a ciucchino
Il libro è bello e molto appassionante: ti avvince completamente con la storia di gemelle, di tare familiari fino ad arrivare a un sorprendente e bellissimo finale.
Solo nella parte centrale il libro perde un po’ il ritmo, ma si fa leggere tutto di un fiato!
Solo nella parte centrale il libro perde un po’ il ritmo, ma si fa leggere tutto di un fiato!
Arrivato! Ma che razza di giro fanno i libri da Torino a Milano????
EDIT: Non avevo fatto in tempo a fare la je in uscita, aggiungo qui il mio commento. Il libro si legge sicuramente tutto di un fiato, soprattutto nei primi tre quarti le atmosfere gotiche catturano, ma la parte finale della storia e' un po' troppo arzigogolata, e in parte deludente. Comunque una lettura interessante, grazie ringmaster
EDIT: Non avevo fatto in tempo a fare la je in uscita, aggiungo qui il mio commento. Il libro si legge sicuramente tutto di un fiato, soprattutto nei primi tre quarti le atmosfere gotiche catturano, ma la parte finale della storia e' un po' troppo arzigogolata, e in parte deludente. Comunque una lettura interessante, grazie ringmaster
Ciao a tutti!
Sono in possesso di questo libro perchè sono una parente di Hermes82. Lei si è trasferita in Francia per lavoro qualche mese fa e ha lasciato a me il compito di spedire i suoi libri bookcrossing. Scusate se mi faccio sentire solo ora ma sono stata un po' impegnata (ho avuto una bambina!!!).
Visto che non sono molto pratica di questo sito...fatemi sapere a chi devo spedire il libro...contattatemi via messaggio privato.
Ciao.
Sono in possesso di questo libro perchè sono una parente di Hermes82. Lei si è trasferita in Francia per lavoro qualche mese fa e ha lasciato a me il compito di spedire i suoi libri bookcrossing. Scusate se mi faccio sentire solo ora ma sono stata un po' impegnata (ho avuto una bambina!!!).
Visto che non sono molto pratica di questo sito...fatemi sapere a chi devo spedire il libro...contattatemi via messaggio privato.
Ciao.