Ddddddddio, dio, ho comprato la terza copia di ulisse, mezz'ora fa; la ho tra le mani, l'opera del Maestro, nuova lucida con copertina Mondadori diversa dalla copia che ho letto io l'anno scorso, ddddio che effetto, far scorrere le pagine, l'odore di libro nuovo - nuovo sì, però diamine, altroché accidenti, nuovo, questa è la mia vita -. Come, con che spirito lo lascerò, soprattutto a chi? Non è un libro facile, no, anzi è insopportabile, è vigliacco, è impettito. Ogni capitolo un gioco, una scommessa, e appena ci sei, appena hai colto il ritmo, e giochi, riesci a farti rimbalzare in testa quelle frasi, appena riesci a cavalcare quelle lettere: tàk. Fine del gioco: cambiano le regole: nuovo capitolo. Dannato Maestro. E allora si ricomincia, si annaspa, ci si arrampica senza cercare di capire - questo è ovvio -, ma si scivola sopra senza affondare, finché dopo qualche pagina, finalmente, ecco l'algoritmo, ecco la forma mentis giusta, ed ecco di nuovo il gioco, che ti avvolge, ti svuota, ti insegna a guardare fuori, a guardare dentro, ti insegna a pensare.

Ci vuole un po' di forza. E molto coraggio.
Occhio ai luoghi silenziosi, mentre lo leggete: il rimbombo di questi pensieri e dei vostri potrebbe diventare incontrollabile, e fare un male cane.
Occhio a chi vi sta vicino: comincerà a guardarvi di traverso e a non capirvi. Gli comunicherete i vostri pensieri e lui non vi capirà. Le direte tutto: lei non vi capirà. Saprete tutto di voi stessi: vi farà schifo.

Auguri.
Io: amo: questo libro.