Non c'e' sull'etichetta: quello che mangiamo senza saperlo

by Felicity Lawrence | Nonfiction |
ISBN: 8806173065 Global Overview for this book
Registered by YowlYY on 2/10/2006
Buy from one of these Booksellers:
Amazon.com | Amazon UK | Amazon CA | Amazon DE | Amazon FR | Amazon IT | Bol.com
13 journalers for this copy...
Journal Entry 1 by YowlYY on Friday, February 10, 2006
Ho trovato questa critica de "L'Indice":

"Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè? Se sulla pastasciutta Felicity Lawrence non si pronuncia (e, tutto sommato, c'è di che essergliene grati), il resto del pranzetto rischia di restare sullo stomaco al lettore. Già, perché la carne del pollo – un disgraziato mutante ignoto a Linneo – può facilmente contenere, oltre a oceani d'acqua, proteine bovine e suine, e magari anche qualche virus, specie se a commercializzarla è un tizio dall'evocativo soprannome di "Pete il Cagnotto". Quanto all'insalata, magari è stata coltivata sotto ettari quadrati di plastica, a suon di pesticidi, anche grazie al sottopagato ausilio di un esercito di sventurati che, letteralmente, abitano nelle avvelenate discariche della nostra opulenta Europa, avvolti nella plastica anche loro, come cavernicoli del ventunesimo secolo. Il prezzo del caffè nella tazzina, dal canto suo, provocherebbe lacrime di costernazione in più di un produttore ugandese.

Cambiare menu può produrre risultati altrettanto inquietanti sulla digestione, se si pensa che i gamberi nel proprio piatto in certi casi hanno assunto più farmaci di un club di ipocondriaci, o che la frutta di una coppa di macedonia forse ha totalizzato più chilometri dell'Apollo 11. Beviamoci sopra. O magari no, sapendo che almeno un'azienda "ha trovato il modo di trattare il fumo di quercia rendendolo liquido per aggiungerlo al vino" e che, a detta degli incaricati, "tutti sono molto entusiasti del sapore". L'unico problema, chissà come mai, è la legge.

E adesso, non facciamo gli italiani. È inutile trincerarsi dietro il fatto che Lawrence è una giornalista inglese e che non sempre le situazioni che descrive ci appartengono del tutto. E altrettanto inutile è innalzare barricate di tortellini, pizza, pesto o tiramisù amorevolmente preparati in casa, a mano, da schiere di nonne, mamme o amici cari. A voler essere onesti, spesso anche da noi cucinare significa in realtà "sbattere" per due minuti della "roba" nel microonde. E chi mai, se non forse un chimico, ha voglia di leggere quelle sfilze fitte fitte di ingredienti, sigle, additivi sul retro delle confezioni? Si corre a far la spesa, mica in biblioteca. Anche da noi impera la comodità globalizzante del supermercato, perché ci si trova sempre tutto e perché si riesce magari a risparmiare qualcosa (sapere dell'esistenza del lardo di Colonnata o di altre consimili squisitezze non significa potersele permettere). Anche da noi, infine, le accidiose abitudini al precotto, pretagliato, prelavato stanno dilagando. Quelle al gassato, fritto e salato sono già da tempo un dato acquisito specie, ed è allarmante, fra bambini e ragazzi.

Il libro di Lawrence si occupa per l'appunto di illustrare che non sono affatto buone abitudini: hanno corollari gravi e gravissimi sulla salute nostra e del pianeta, portano inquinamento, povertà, criminalità. Portano malattie, anche, da quelle più scontate, come il diabete, l'obesità o l'infarto, a quelle in forte espansione, come la celiachia, a quelle meno facilmente riconducibili all'alimentazione, come certi disturbi della personalità. Questo il messaggio di fondo di un volume che, in sei capitoli dedicati ciascuno a un tipo di cibo fra i più comuni (pollo; insalata; fagiolini; pane; mele e banane; caffè e gamberi; piatti pronti), spiega con pacatezza, ma anche con dovizia di particolari, che forse sarebbe il caso di fare un po' più di attenzione a quello che comperiamo e mastichiamo. C'è però un ingrediente in più, che trasforma imprevedibilmente l'ennesima inchiesta per aspiranti dispeptici in un libro di gradevolissima lettura, magari anche scolastica. Si tratta dell'autrice. Felicity Lawrence ha uno stile delizioso, catturato fra l'altro da una buona traduzione italiana, e molta misura nel trattare argomenti e persone. Quando racconta di miserie umane ai limiti del concepibile, lo fa con simpatia, ma senza buonismo né ombra di retorica. Quando denuncia carenze legislative e prassi assurde, lo fa senza strillare e senza pontificare. Quando indica un pericolo, non intona il dies irae. Quando spiega che, lei in prima persona – lavoratrice, moglie e madre di tre figli – ha imparato un po' alla volta a fare la spesa in modo diverso, non pretende con ciò di salvare il mondo, e nemmeno le mangrovie.

Inoltre, Lawrence è una giornalista come la può sognare un bambino: se indaga sulla carne, ecco che va a lavorare in incognito in un grande stabilimento avicolo dove, mimetizzata fra certe indimenticabili donne del Devon, confeziona (malissimo) qualche pollo e tiene occhi e orecchie bene aperti. Se vuol sapere degli ortaggi di serra, la ritroviamo in Spagna, mentre va in Africa a prendere il caffè e a Parigi a documentarsi su pietanze futuribili e additivi impensabili, come l'aroma di funghi spray, da spruzzare sul risotto. Con una naturalezza disarmante, che si tratti di ministri e industriali o di vecchiette pensionate ed extracomunitari sfruttati, riesce a parlare davvero con tutti. Quasi tutti, per inciso, finiscono con l'offrirle almeno uno spuntino.

E poi, sarà che si chiama Felicity, ma non perde proprio mai il suo humour britannico. Per esempio, durante la visita a uno stabilimento di panificazione, le propongono dei tramezzini di pane bianco e prosciutto: "– È il vostro pane? – domandai mentre davo il primo morso. – Certamente. – Il pane fece quella curiosa operazione che fanno tutti i tipi di pane industriale: si spalmò sui denti e sul palato e si fissò in quella posizione come la pasta del dentista. Decisi di non domandare nulla sul prosciutto e cominciai furtivamente a lavorare di lingua sperando di rimuoverlo senza sembrare troppo scortese". Sembra Wodehouse, e fa sì che il lettore non scordi più che cos'è un procedimento Cbp. O un Map, o un omega-3. Sono informazioni che possono rivelarsi davvero utili, la prossima volta che ci si ritrova a spingere freneticamente un carrello."


Journal Entry 2 by YowlYY on Friday, February 10, 2006
Ho letto questo libro come ring e me ne sono subito comprata un paio di copie in inglese. Ora ne ho acquisita anche una in italiano, che voglio trasformare in bookring da dividere coi miei amici corsari in Italia .

La mia JE, un po’ in traduzione e un po’ adattata:

Sono vegetariana da 5 anni, e pertanto il mio interesse era rivolto soprattutto ai capitoli che descrivono il rapporto fra le verdure e i supermercati. Sono davvero rimasta sconvolta leggendo dello sfruttamento sia dei migranti che del terreno, perpetrato a nome del consumatore e della scelta che noi "esigiamo" dai supermercati, nonche' il fatto che la “scelta” e’ quella che spinge a usare pesticidi in vasta quantita’ sulle coltivazioni, cosicche’ si si possa riempire il carrello con verdure perfette, senza un buchino ne’ un acaro. I supermercati, si sa, mandano indietro al produttore un’ intera spedizione se trovano qualcosa nell’aspetto esteriore che non gli quadra…

Sebbene ormai abbia modificato i miei acquisti di frutta e verdura, comprando per noi due a casa solo prodotti biologici (un processo che e’ durato tre anni, e ancora non e’ perfetto), compro un enorme quantita’ di insalata e verdurine al supermercato per i miei coniglietti (non ridete, suvvia! Lo so che sono viziatissimi!), visto che la maggior parte delle cose che mangiano non viene venduta nei negozi locali (insalata non si coltiva in inverno a queste latitudini!). Vorrei cambiare anche questo aspetto dei miei acquisti alimentari, ed ecco perche’ nel mio giardino iniziero’ a coltivare insalata e simili per le mie bestioline, e spendero' i miei soldi ai supermercati solo in momenti di crisi estrema.

Qui in Gran Bretagna, ci sono diversi produttori locali (agricoltura biologica certificata e ancora non certificata) che si sono organizzati in cooperative che recapitano a domicilio (o in ufficio) a scadenze settimanali o bisettimanali un assortimento di verdura e frutta di stagione – queste “scatole” sono di diversa grandezza, e il contenuto varia tra i 6 e i 15 prodotti. Ordino da loro una o due volte al mese, quando so di essere a casa per la consegna (mercoledi o venerdi), ma quando non sono in viaggio i fine settimana si va il secondo e il quarto sabato del mese al mercato dei produttori, che si svolge sulla piazza di un villaggio che fa parte di Nottingham – e li compro non solo le verdure, ma anche il formaggio, uova, la carne, la farina, il pane e pesce direttamente dai coltivatori/pescatori. I prezzi sono a volte un po’ piu’ alti di quelli dei supermercati, ma se teniamo conto che i soldi vanno direttamente a chi produce, e che almeno cosi loro hanno la possibilita’ di ricevere un prezzo giusto, non mi dispiace. Almeno non c’e’ un colosso di multinazionale che si arricchisce alle spalle dei consumatori e dei produttori!

Quello che comunque mi ha sconvolto di piu’ e’ l’impatto che la nostra mania di comprare tutto al supermercato ha avuto sul terzo mondo, e sul fenomeno delle migrazioni di massa a cui continuiamo ad assistere. Se spendessimo meno nei supermercati, non ho dubbio che potremmo cambiare anche questo lato negativo della globalizzazione! Bisogna solo organizzarsi diversamente e riprogrammare i nostri cervelli.

Detto cio', che il ring si apra.

Journal Entry 3 by YowlYY on Friday, February 10, 2006
Iscritti a questo mio ring sono :

- Potbook
- Introoder
- Magenta82 (Roma)
- Trudilablonde (Milano) / ha rifiutato
- lizzyblack (Pontelambro, Lombardia)
- GaliAnna (Milano/Pavia)
- vanigliacocco (Brescia) - non ha risposto ai PM??
- serenac11 (Svizzera)
- Campalla (Genova)
- dadaista
- Frine (Piacenza)
- Ranocchietta75 (Ascoli Piceno)
- mickymicky (Alba Adriatica)
- Franciek (Firenze)
- annanda (Padova)
- lavale (Milano)<---- il libro e' qui!
- liberliber (Milano)
- amboise97 (Liguria)
- YowlYY
- -Lara- (Lombardia, Liguria o Sicilia)

Il libro e' partito il 17 febbraio alla volta di Berlino. Buona lettura a tutti!

Journal Entry 4 by potbook on Tuesday, February 21, 2006
E il ring si è aperto arrivandomi stamani.


Journal Entry 5 by potbook on Wednesday, March 1, 2006
Splendida denuncia di scorrettezza mondiale, non alimentare ovviamente ma di comportamento sociale.
Vero che la ricerca/denuncia parte e si svolge in Gran Bretagna,così come è vero che coinvolge davvero tutto il mondo: sia la parte ricca che quella povera.

Peccato, anzi PECCATO ( lasciatemelo gridare ) che in Italia non ci siamo più giornalisti degni di tale carica.

Qui in Germania, così come sottolineava Gabriella per l'Inghilterra, si da molto spazio al biologico...non solo negozi ma anche la possibilità di fare acquisti in fattorie che possono poi recapitare la spesa direttamente a casa.
Con l'asilo, che ho il piacere di dirigere, siamo diventati soci di una di queste catene di negozi Bio. Personalmente non ho ancora preso il via con gli acquisti domiciliari, ma è mia intenzione farlo, non ho molta fiducia dei supermecati che dichiarano tutto e troppo biologico.

Certo il libro non deve venir preso come un allarmismo fatuo...anzi...quanto si potrebbe fare molo di più e in modo concreto per il mondo intero solo con piccole accortezze quotidiane...è proprio necessario mangiare le pesche in inverno o le arance in estate??
Ho preso spunto da questo libro per un lavoro in asilo...quello di ricercare le stagioni..di collocare la frutta e la verdura nella giusta stagione..far capire, tramite il gioco dei bambini, ai genitori la non necessità di avere fragole gonfiate di acqua o ormoni in pieno inverno.

Grazie Master, come sempre dai ottimi consigli di lettura.

Il libro è stato lasciato a Vocenarrante, che lo ha passato ad Akela, che lo darà ad Introoder.Tutto questo perchè io e Introoder ci siamo "sfiorati" a Roma :-)

Journal Entry 6 by Introoder from Roma, Lazio Italy on Monday, March 13, 2006
Peccato che ci siamo solo 'sfiorati', potbook!

Comunque, il passaggio potbook --> vocenarrante --> akela --> Introoder ha funzionato, visto che il libro mi è arrivato nella pratica bustina verde... :-)

Grazie a potbook per essersi industriata per passarmelo, e a YowlYY per aver lanciato l'ennesimo ring interessantissimo.

Lo leggerò il prima possibile, compatibilmente con gli altri rings da smaltire.

Journal Entry 7 by Introoder from Roma, Lazio Italy on Wednesday, May 17, 2006
Innanzitutto mi scuso con la Master per il clamoroso ritardo con cui recensisco questo libro. Purtroppo, sto uscendo adesso da un periodaccio che mi ha tenuto per un po' lontano dal forum. Tutte le mie scuse.

Come ha già giustamente detto potbook, è un vero peccato che in Italia non ci siano giornalisti della taglia della Lawrence. Anche perché la situazione italiana non deve essere molto diversa da quella inglese. Ok, i supermercati presenti da noi sono francesi e non inglesi, ma non credo che le logiche di approvvigionamento siano molto diverse.

Mi sono chiesto molte volte, mentre leggevo il libro, 'e adesso cosa mangio?' E soprattutto, cosa dò da mangiare a mia figlia? Frutta e verdura solo di stagione, e questo l'ho sempre fatto. Carne bovina argentina, da vacche che ancora mangiano erba e non farine (e qui mi ha aiutato la mia esperienza triennale in quel paese), le merendine e le bibite sono bandite... ma poi?

Sono profondamente disgustato dalle inchieste della Lawrence. E colpito da una forte sensazione di impotenza... c'è qualcosa che si possa fare, ancora? C'è modo di cambiare delle logiche commerciali ormai consolidate?

Nel mio piccolo, farò tutto quello che posso per tornare alle 'sane vecchie abitudini'. E intanto diffondo tra gli amici quanto ho appreso qui.

Grazie mille a YowlYY per aver consigliato questo fantastico libro. Come sempre, i ring della Gabry sono una garanzia.

Adesso contatto magenta82 per il passaggio a mano.

Journal Entry 8 by magenta82 on Friday, May 26, 2006
ricevuto oggi dalle manone di introoder =)

Journal Entry 9 by magenta82 on Friday, July 7, 2006
ero curiosa di leggere questo libro perchè sono da anni vegetariana e negli ultimi tempi i miei acquisti alimentari sono orientati sempre più verso il biologico. non è abbastanza, alcune abitudini - per comodità o mancanza di tempo - sono dure a morire, ma se una volta il supermercato era il contenitore di tutto ciò che mi serviva, con gli anni ho sentito il bisogno di un "consumo critico" che si estendesse anche a ciò che mangio e non solo ai prodotti "superflui".

un libro che ti fa riflettere e anche arrabbiare.

è partito oggi!

Journal Entry 10 by magenta82 on Friday, July 21, 2006
Per qualche motivo, il libro mi è stato rispedito =\
E' di nuovo qui da me ma appena ricevo l'indirizzo della prosssima in lista riparte.

Journal Entry 11 by magenta82 on Sunday, July 23, 2006
il libro è ripartito (speriamo bene!) sabato!

Journal Entry 12 by lizzyblack from Kinsale, Co. Cork Ireland on Tuesday, July 25, 2006
Eccolo qui! :)

Journal Entry 13 by lizzyblack from Kinsale, Co. Cork Ireland on Monday, August 14, 2006
Eccomi qui a commentare! Premetto, io non sono vegetariana come molti dei precedenti lettori, quindi devo ammettere che il capitolo sul pollo (che io adoro), mi ha lasciato davvero a bocca aperta! Anche se qui si parla di stabilimenti anglosassoni, non ho la controprova che in Italia non succedano le stesse cose. Diciamo che la mia fortuna è di vivere in una piccola realtà, quindi c'è ancora la possibilità di affidarsi all'agricoltore o al produttore per rifornirsi.
Per il resto, devo dire che già in partenza, sono molto diffidente sui prodotti pronti, preconfezionati, già tagliati/lavati/cotti ecc. Ho sempre la tendenza a sconsigliare queste che considero "amenità", perchè, nonostante sia certo che viviamo una vita frenetica, pulire l'insalata non porta via un quantitativo di tempo immenso. Vedere pacchetti di frittata "pronta da versare in padella" mi fa rabbrividire. Leggendo questo libro, ho avuto la conferma che non faccio poi così male a fare la 'puntigliosa' ;).
Non vedo di buon occhio nemmeno i prodotti "biologici", perchè ultimamente la possibilità di accedere a tale etichettatura è diventata davvero molto semplice, e uno stratagemma per alzare i prezzi dei prodotti.
Avrei molta più semplicità a crederli se anche qui, come ho letto nella JE di YowlYY e Potbook, ci fossero cooperative che recapitano a casa, o che comunque possono essere 'visitate' per avere una minima idea sulla realtà del biologico oppure no.
Infine, ho avuto esattamente la stessa reazione di YowlYY di fronte all'impatto dei nostri consumi sui paesi in via di sviluppo, e questo maltrattamento terribile nei confronti di persone alla disperata ricerca di un lavoro e di una vita migliore, che si ritrovano invece a cadere dalla padella nella brace.

Unico neo del libro.. a volte l'ho trovato un po' 'dispersivo', mi è sembrato che si andasse spesso fuori dal seminato, e tendevo a perdere un po' il filo.

Per il resto, ringrazio Gabry per avermi dato la possibilità di avere un'idea più precisa di ciò che, purtroppo, già immaginavo..

Buona lettura a tutti!!

Journal Entry 14 by lizzyblack from Kinsale, Co. Cork Ireland on Monday, August 14, 2006
Scusate, ho involontariamente (anzi, a dir la verità non ho capito come è successo) postato due volte la stessa J.E., quindi ho dovuto editare questa

Journal Entry 15 by GaliAnna from Ceranova, Lombardia Italy on Saturday, September 9, 2006
Arrivato ad agosto e già un pò leggiucchiato, ma ufficialmente in coda!

Journal Entry 16 by GaliAnna from Ceranova, Lombardia Italy on Tuesday, November 7, 2006
Innanzitutto mi scuso per i tempi biblici per cui ho trattenuto questo libro, ma ho voluto leggerlo bene, con calma, per assimilare tutte queste notizie che non è che sorprendano...ma lasciano comunque l'amaro in bocca (e qui abbiamo scoperto che basta aggiungerci l'amiodo, no?;)).

Avevo già delle idee e sono sempre stata attenta all'etichetta, nel limite del possibile, cerco anche di privilegiare le aziende che rispettano lambiente e i diritti umani, ma non è sempre facile, soprattutto perché non sono tante le persone che, come F.lawrence, fanno nomi e cognomi così tranquillamente e alla fine on si sa mai a chi credere.

Faccio parte della schiera di gente che ci prova e si sente comunque frustrata.
Mi faccio il pane e i dolci in casa, ci metto un niente e so perfettamente cosa c'è dentro. Un punto per me, ma poi?

Per la frutta e la verdura credo che mi attrezzerò con un rivenditore più o meno diretto che c'è dalle mie parti. Questo libro mi ha smosso dal torpore, è possibile fare di più! Facciamolo!

E il problema probabilmente è proprio sociale, è la mentalità comune che fa paura! Ieri mi sono trovata a discutere con delle amiche cercando di far capire loro che la Coca Light avrà anche poche calorie (sarà vero?), ma è comunque un agglomerato di schifezze, beh, sembravano dei bambini cui avessi appena rivelato che Babbo Natale non esiste!

Oggigiorno basta aggiungere la parola "light" e subito si pensa a un prodotto sano...ma leggendo l'etichetta dei prodotti dietetici c'è da aver paura!

Mi mette in crisi la carne...ma vorrà dire che se ne mangerà meno, ma si mangerà quella del macellaio che c'è qui all'angolo, la carne è cara, ma bbbuuuoonnaaaa!!!

Rimango in attesa di un corrispondente italiano e chissà che su Internet non si trovi qualcosa!

Intanto continuo a credere e a volere un mondo "sostenibile" e a provarci!

Grazie per il ring e a voi tutti! E' importante sapere che c'è qualcuno consapevole!

Riparte appena ricevo notizie da vanigliacocco!

Journal Entry 17 by serenaC11 from San Daniele del Friuli, Friuli Venezia Giulia Italy on Wednesday, November 29, 2006
Arrivato! Ho già inziato a leggerlo (voracemente) e a riflettere (vorticosamente). È già diverso tempo che mi interesso di consumo critico e/o decrescita e/o commercio equo, etico e chi più ne ha più ne metta, per cui molte delle tematiche presentate dall'autrice non mi sono del tutto nuove. Ciò nonostante, trovare i fatti raccontati in modo così circostanziato, corredati da montagne di dati, nomi e specifiche rende tutto molto più preciso... e allarmante.
A presto per ulteriori commenti.

Journal Entry 18 by serenaC11 from San Daniele del Friuli, Friuli Venezia Giulia Italy on Monday, January 15, 2007
Da quando ho iniziato la lettura del ring ho cercato di farmi anche un po' di note mentali sulle cose da scrivere nella je, dato che trovo molto interressante la discussione che si è sviluppata nelle je precendenti e vorrei dare anch'io il mio contributo.

Allora, avete presente i primi capitoli, in cui si parla di pollo e insalata? Bene, io avevo l'impressione di vivere in un posto molto privilegiato, da questo punto di vista: la Svizzera, sia per il fatto di navigare letteralmente nei soldi che per il fatto di non far parte dell'UE, ha sviluppato un sistema di leggi e dazi estremamente protezionistico nei confronti delle proprie produzioni alimentari. Se è la stagione delle ciliegie di Thurgau, in vendita si troveranno quasi solo ciliegie di Thurgau, quelle importate ricompariranno quando la produzione locale sarà esaurita. Se voglio comprare uova, mi viene data la scelta tra uova importate, uova svizzere e uova del mio cantone, evidenziando la filiera corta come un punto di forza di queste ultime. Questo genere di misure, unite a forti sovvenzioni ai contadini, specie nelle zone di montagna, fa sì che questo paese sia ancora abbastanza autosufficiente in campo alimentare, una specie di enclave di buone pratiche nel cuore dell'Europa. Inoltre la Svizzera è un fazzoletto, con più ferrovie che strade, per cui limitare gli spostamenti dei generi alimentari e deviarli dalla gomma alla rotaia è relativamente uno scherzo (le banane Chiquita arrivano dal porto di Brema fin qui in treno, per dire. Peccato siano Chiquita ;O)).

E fin qui le cose positive. Mi sembrava di vivere nel migliore dei mondi possibili. Quando però si arriva al discorso sulla concentrazione delle aziende di distribuzione e al paragone molto azzeccato con la clessidra, ci ho un po' ripensato. Questo paese vive in un regime di duopolio distributivo: esistono praticamente solo due catene di supermercati, la Coop e la Migros. Certo, si tratta di un duopolio un po' particolare, dato che la Coop ha un impianto cooperativo, mentre la Migros è un consorzio senza fini di lucro (difficile da credere, vero? Invece apparentemente è vero), ma ciò non toglie che due soli enti siano in grado di determinare quello che mangia un paese. Il commercio al dettaglio non è morto, ci sono molti negozi di alimentari, per lo più a gestione etnica (i turchi, gli indiani, i cinesi, i thai ecc.), esistono mercati settimanali ed esistono negozi di biologico/commercio equo, ma, almeno per me, risulta difficile fare a meno del supermercato. Per i prezzi, innanzitutto: sarebbe bello comprare frutta e verdura solo al mercato del mio quartiere, ma hanno prezzi da boutique (anche qualità da boutique, solo il mio stipendio non è da boutique :P). Viceversa i prezzi dei negozi turchi sono ottimi, ma l'assortimento è quello che è, e io oltre al burgul abbisogno anche di un po' di pasta. E poi, diciamolo, sarò ingenua, ma io della Migros mi fido, mi sembra che ci sia l'impegno nell'informare il cliente e fornirgli prodotti e servizi di buona qualità a prezzi abbordabili senza lesinare sulle garanzie al produttore.

Certo, poi una buona letta all'etichetta ci vuole: yogurt che contiene amido? Grazie molte, faccio a meno, meglio uno biologico. Insomma da queste parti ci barcameniamo tra il cesto della spesa e i dubbi etici in questo modo: innazitutto una buona dose di sobrietà, stagionalità e voglia di cucinare, che evita di comprare prodotti pronti o macroscopicamente fuori stagione. Poi, per quanto possibile, locale, biologico e/o fair trade. A fare la spesa mi ci vuole sempre una vita, tra lettura scrupolosa di etichette e ricerca del prodotto con meno imballaggio. Si potrebbe fare di più, ma sono in cammino e questo è il punto a cui sono arrivata. Penso che la cosa più importante sia essere critici e ragionare sui propri gesti, anche quelli di routine come prendere un pacco di riso dallo scaffale del supermercato.

Un grosso grazie a Gabriella per questo ring, come dicevo nella scorsa je molte cose mi erano note da varie fonti, altre no e le ho trovate molto utili. Molto utile anche avere tutta questa mole di dati raccolta in un testo piacevole da leggere... C'è che non ho proprio lo spirito per convertire la gente, sennò avrei regalato questo libro a più o meno tutti quelli che conosco...

Journal Entry 19 by campalla from Genova, Liguria Italy on Thursday, October 4, 2007
Arrivato!

Journal Entry 20 by campalla from Genova, Liguria Italy on Thursday, February 14, 2008
Ahm... mi vergogno un po' per quanto ci ho messo, ma dovete contare i casini lavorativi, il Natale, altri libri in mezzo da leggere, le inondazioni, le cavallette! [Si toglie gli occhiali da sole e sgrana gli occhioni stile John Belushi in Blues Brothers]

A parte tutto ciò, gran bel libro e molto interessante, ogni capitolo mi ha davvero appassionato (forse l'unico che ho trovato un po' noioso è quello sul pollo).

Molte cose già le sapevo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti coloniali e comunque "esotici" (sui gamberetti, mi ha aperto le porte della percezione un incontro a cui avevo assisitito con Vandana Shiva, fisica "prestata" all'attivismo ambientale ed anti-OGM), ma il capitolo sulle mele e quello sul pane, e l'insalata! Accidenti, fa venir voglia di non entrare più in un supermercato.

Certo, devo dire che in Italia è forse più facile cibarsi in modo responsabile e sano (penso alle piccole botteghe), ma di sicuro una scelta di responsabilità in più che comprenda anche i prodotti che solitamente si acquistano presso la GDO si impone. Anche grazie a questo libro si rafforza la mia convinzione nel far parte di un GAS, e di scegliere modi di acquistare e consumare diversi.

Adesso chiedo l'indirizzo a dadà, e poi il libro riparte...

Journal Entry 21 by dadaista on Wednesday, March 5, 2008
Arrivato stamane con altri due ringhi. Benché siano degli Harry Potter credo che attaccherò questo per primo, perché davvero m'interessa. Grazie!

Journal Entry 22 by dadaista on Thursday, April 24, 2008
Mi ci è voluto un po' più di quanto pensassi perché... l'ho pressoché studiato: l'ho letto con attenzione e riguardato una seconda volta. Questo libro è davvero interessante, e certamente, appena i miei limitati mezzi da studenta me lo permetteranno, ne ricomprerò una copia.
Molte cose in realtà le sapevo già, in particolar modo sulle realtà dei PVS e dei migranti, tuttavia un "ripasso" ben documentato non fa mai male [il mio corso di laurea s'intitola "Cooperazione e sviluppo locale e internazionale" ;) Qualora foste interessati ad approfondire le tematiche dello sviluppo, vi consiglierei, oltre ai già citati da Lawrence Lo sviluppo è libertà di A. Sen e La globalizzazione e i suoi oppositori” di J. Stiglitz, il Dizionario dello sviluppo, a cura di W. Sachs, teorico ma indispensabile, e i sempre ottimi atlanti di Le Monde Diplomatique].
Un appunto che come Lizzyblack mi sento di muovere a questo testo (forse proprio perché l’ho “studiato”!) è che l’ho trovato un po’ confuso. Alcuni capitoli sono meglio strutturati di altri, nei quali l’autrice sembra perdere un po’ il filo. Magari dei titoli più chiari sarebbero stati già un grande passo avanti. Suppongo tuttavia che Lawrence si sia interrogata se scrivere un noioso saggio paragrafato o inserire dei momenti di narrazione del proprio vissuto: in questo secondo modo il libro risulta essere meno pesante, anche se un po’ ingarbugliato. Sarebbe più efficace con una struttura più chiara.
Secondo appunto, che in verità non è tale, poiché si trattava di una mia speranza: mi sarebbe piaciuto che il problema dei rifiuti, cui si accenna qui e lì, fosse analizzato più dettagliatamente. Ma certo non è possibile trattare di tutto lo scibile umano, e le scelte operate da Lawrence sono molto buone.
Le parti che mi hanno interessata di più sono quelle illustranti lo strapotere dei supermercati. Anch’io avevo pregiudizi nei confronti delle continue lamentele dei contadini (sono originaria di un fazzoletto di mondo in cui i coltivatori di mele fanno il bello e il brutto tempo in politica- giustifico così il mio bias!!), invece ora comprendo appieno le rivendicazioni della Conféderation Paysanne e affini. Da tempo comunque frequento, per quanto mi è possibile, i mercatini biologici dei produttori locali (sia su dai miei, a Merano, che qui a Bologna sono realtà ben sviluppate), e so che non appena m’installerò in pianta stabile da qualche parte m’iscriverò anch’io come Campalla ad un GAS o a qualche gruppo simile.
Fra parentesi, manca fra le autoproduzioni suggerite quella dello yogurt. È vero che una yogurtiera da 15 euro è prodotta in Cina ed è composta di plastiche e vetro spesso non riciclato, però pensiamo a tutta la plastica e amidi di mais addensanti che ci risparmiamo autoproducendo il nostro yogurt ;)
Si tratta proprio di una rivoluzione nel modo di pensare, e credo che sia necessario essere pronti, nello stato mentale propizio, per compierla. A differenza di Serena lo spirito per convertire ce l’ho, e credo che molte persone (che comunque s’interessano a queste tematiche!) si vedranno regalare questo libro all’occasione prossimi compleanni ;PP
Inserisco degli articoli di Internazionale sempre riguardo alle tematiche affrontate nel libro, spero possano anch’essi interessare.

Frine passa il turno, quindi il libro ripartirà settimana prossima alla volta di Ranocchietta75 (sono in attesa della sua risposta).

Buona lettura a tutti coloro che mi seguono, e grazie mille Yowlyy per avermi dato l’oppurtunità di leggere questo libro!

*********
edit 21.05
Spedito stamane a mickymicky.

Journal Entry 23 by mickymicky from Alba Adriatica, Abruzzo Italy on Thursday, May 22, 2008
Il libro è qui da me, grazie!

Journal Entry 24 by mickymicky from Alba Adriatica, Abruzzo Italy on Wednesday, June 25, 2008
L'ho letto a tratti,spulciando le pagine. Davvero inquietante... che dire, mi sento fortunata di abitare in un posto ancora a misura d'uomo, dove si possono acquistare verdure, carne e uova direttamente dai contadini, ma è davvero triste pensare che non per tutti è così.
Grazie del ring, ripartirà non appena riceverò l'indirizzo del prossimo lettore.

Journal Entry 25 by Franciek from Firenze, Toscana Italy on Monday, July 14, 2008
arrivato!!!! fiut!

Journal Entry 26 by Franciek from Firenze, Toscana Italy on Thursday, August 28, 2008
Certo, anche io... leggere un libro come questo prima di una vacanza in Inghilterra... :-)
A parte gli scherzi, se uno dovesse davvero starci attento, non mangerebbe più niente. Ogni cibo cela un pericolo. Quello che possiamo fare noi, non avendo il dono di possedere un terreno proprio, è di cercare di stare più attenti possibile.
Lo mando a Annanda.

Journal Entry 27 by annanda from Padova, Veneto Italy on Monday, October 26, 2009
Ho tenuto questo libro per un tempo vergognosissimo
scusate, ma la gravidanza mi ha tolto dal mondo e dal bc...anche se non dalla lettura.
Infatti ho apprezzato molto il libro, un po' meno le poco positive notizie che porta...ma intrufolarsi negli stabilimenti vestita da operaia è troppo stile investigatore privato ^_^ mi ha fatto morire!
Ho goduto, sopra ogni altro capitolo, la Postfazione, che porta un soffio di speranza e di praticità.
Riparte domani verso Lavale.

Journal Entry 28 by lavale from Milano, Lombardia Italy on Thursday, November 12, 2009
arrivato!

Are you sure you want to delete this item? It cannot be undone.