L'eclisse

by Michele Cavejari | Literature & Fiction | This book has not been rated.
ISBN: 9788856768756 Global Overview for this book
Registered by Cavejari of Grezzana, Veneto Italy on 4/8/2014
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Journal Entry 1 by Cavejari from Grezzana, Veneto Italy on Tuesday, April 8, 2014
Presentazione dell’opera, a cura dell’autore.

Concepiamo nuovi dispositivi tecnologici ad un ritmo sincopato, ma al contempo siamo lenti a calibrare riflessioni etiche a lunga gittata riguardo i loro costi e la loro possibile controproduttività. Troppo intenti a produrre, siamo incapaci di prevedere… ed il razzo del tecnicamente realizzabile distanzia la lentezza dell’adeguamento morale.
Il mio romanzo, in tal senso, vuole essere, o quantomeno così mi piacerebbe venisse inteso, un esercizio di riflessione critica a riguardo. Gli eventi si concentrano sul rapporto fra uomo e tecnologia, ossia fra il tecnicamente possibile e l’adeguamento morale; dunque chiamano in causa il rapporto tra speranza ed il suo opposto (che non intendo come rassegnazione, bensì in termini di prona aspettativa), e infine restituiscono in maniera volutamente iperbolica la debolezza di fede e fiducia reciproche nei quotidiani rapporti interpersonali.
Certo, un approccio narrativo a tali tematiche non è sufficiente di per sé, ma credo che aprire il dibattito a generi che esulino dalla saggistica sia determinante al fine di allenare anche quei muscoli dell’immaginazione che esposizioni “più fredde” e “più tecniche” magari non chiamano in causa. Infatti, se la sobrietà espositiva di un saggio è utile per ragionare con obiettività, in un linguaggio anti-pregiudizievole che incoraggia prese di posizione critiche verso i fatti; all’opposto, l’approccio creativo del romanzo - come hanno insegnato i maestri assoluti delle disutopie fantascientifiche: Orwell, Huxley e Bradbury-, affrancando da ogni evidenza, è libero di provocare sommovimenti e turbolenze a differenti livelli di sensibilità. La “disutopia fantascientifica” (pensiamo a Il mondo nuovo o a Fahrenheit 451), insomma, non dimostra ma provoca, seduce e mette a disagio, incita all’immedesimazione e insieme all’inquieta messa a distanza, ma proprio per questo recita la sua parte nel dibattito e, in ultima – se capace di toccare le giuste corde – a suggerire l’approfondimento in sede più appropriata, ossia con testi di natura diversa, dei temi trattati.
Ora, nel mio caso, pensando a “L’eclisse” come lavoro inquadrato nel genere della disutopia fantascientifica e cercando così di dare un contributo circa la disamina sull’attuale crisi antropologica, ho pensato di trarre spunto dalle riflessioni di due grandi pensatori: Ivan Illich e Jean Giono, per poi attingere al contributo di un terzo, Ortega y Gasset, ed in particolare alle sue potenti metafore dello “sguardo del naufrago” e dell’uomo-massa. L’apporto dei tre, come si vedrà, traspare dalle citazioni che precedono il prologo, suggerendo la linea interpretativa dell’intera storia e - se il lettore avesse piacere – fornendo alcune coordinate per reperire i testi ove è possibile approfondire il dibattito sulla materia affrontata.

Una società marziana, dominata dalle macchine, anima la trama; e l’ultima umanità superstite è ridotta a carburante delle stesse. Sono le macchine, infatti, sotto le sembianze di giganteschi apparati antropomorfi, a gestire e pianificare ogni aspetto del quotidiano. Questi titani relegano gli umani nel Lavoro, incubandoli a scopo energetico entro i loro ventri freddi, e per forza di cose escludendoli dal tempo della Vita.
Nessun individuo pare contemplare l’Alternativa, giacché nessuno ha mai esperito alternative… almeno sino al giorno in cui un Ragazzo inizia a “sognare” e di fatto a riappropriarsi lentamente di ciò che i tiranni d’acciaio stanno privando l’intero corpo sociale. Aiutato da un Vecchio, suo mentore, e ispirato dall’amore per una Ragazza, vero motore della storia, egli concepirà la fuga dalla Metropoli tecnocratica verso un mondo ove poter essere finalmente libero di “agire in prima persona”.
L’ipotetico giorno in cui mettere in atto il piano risulterà appunto (come da titolo) quello di una fantomatica eclisse di sole. Ciò poiché proprio in quella circostanza la metropoli, che ho costruito come immenso occhio elettronico puntato contro il cielo alla spasmodica ricerca di un cosiddetto “millenario fuggiasco” (Dio?), crederà finalmente – nell’estrema deriva di supponenza – di aver trovato l’angolo d’universo ove questi si nasconda, ed userà un immenso pannello circolare sospeso nel cielo per catturare l’energia necessaria a caricare il telescopio con il quale fornire la risposta definitiva, arrivando a confinare la città in una temporanea, circoscritta eclisse. Complice un allentamento dei rigidi controlli, risulterà evidente come le condizioni ideali alla fuga sussistano solo in quelle ore preziose. E i protagonisti dovranno approfittarne…
Perciò, rimanere e sapere ma perdere per sempre ogni possibilità di salvezza (indipendentemente dal fatto che la risposta sia positiva o negativa), o credere, cioè avere fede (anzitutto e primariamente l’uno nell’altro, questo il punto) e poter essere liberi scegliendo un autentico e maieutico legame interpersonale?

Per concludere, oltre alle immagini del palombaro e del naufrago (presenti rispettivamente in Giono e Ortega y Gasset), ho usato la metafora politica del Leviatano di Hobbes nel tratteggiare la figura dei tiranni robotici (cui la copertina appositamente scelta, fa eco). Infatti, se il liberalismo contemporaneo, di cui Locke forniva un esempio antonomastico nel suo “secondo trattato sul governo”, si configura proprio come eterna lotta contro l’assolutismo e come immortale messa in guardia verso nuove “tirannidi”; allora, a dispetto di ciò, pare purtroppo che nel nome di una nostra cieca fiducia nella tecnica un nuovo Leviatano sia sorto. Un mostro non più dalle fattezze di sovrano in carne ed ossa, ma come lucida armatura antropofaga, come apparato tecnico. La storia, insomma, pare ripetersi. Anziché andare avanti, torniamo indietro, e pur nelle migliori delle intenzioni la tecnologia si fa subissante. Si fa produttrice della crisi ecologica e al contempo esclusiva panacea per guarirne i mali. Si propone di espandere le potenzialità umane e di fatto inventa tutta una serie di nuove menomazioni. Si fa onnipotente e onniveggente pur mancando di un’intrinseca potenza normativa; e pertanto, incapace di sapere “dove vada” proprio perché eticamente cieca, finisce col trascinare con se l’uomo entro un destino potenzialmente terrificante. Un destino (quello preconizzato nel libro, e che chiaramente viene portato al suo estremo picco negativo) non come progetto intenzionale, bensì come tragica possibilità che l’umanità stessa tuttavia, giorno dopo giorno, va edificando nella somma delle singole, specifiche e miopi innovazioni tecniche su cui non sa soffermarsi con sufficiente intensità per metterne in conto eventuali derive – d’uso e abuso, imposizione e prescrizione.
L’uomo de “L’eclisse” è il fantasma di un individuo che credeva di essere un potente sovrano-scienziato, quando in verità già da tempo era al servizio del Leviatano Tecnico. Un ossimoro, quello del re-suddito, che maschera maldestramente i profondi abissi di frustrazione e perdita di senso dei quali già oggi si manifestano le avvisaglie...

Michele Cavejari
[email protected]

Journal Entry 2 by Cavejari at università in Verona, Veneto Italy on Friday, April 18, 2014

Released 10 yrs ago (4/17/2014 UTC) at università in Verona, Veneto Italy

WILD RELEASE NOTES:

Buona lettura a tutte e a tutti coloro che il libro incontrerà lungo il percorso!

Journal Entry 3 by Cavejari at università in Verona, Veneto Italy on Friday, April 18, 2014

Released 10 yrs ago (4/18/2014 UTC) at università in Verona, Veneto Italy

WILD RELEASE NOTES:

Buona lettura a tutte e a tutti coloro che il libro incontrerà lungo il percorso!

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